Simioli, Stefania (2015) Gravidanza ad alto rischio: nuove strategie per migliorare l'outcome materno-fetale. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Gravidanza ad alto rischio: nuove strategie per migliorare l'outcome materno-fetale.
Autori:
AutoreEmail
Simioli, Stefaniastefaniasimioli@virgilio.it
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 130
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze Mediche Traslazionali
Scuola di dottorato: Medicina clinica e sperimentale
Dottorato: Riproduzione, sviluppo ed accrescimento dell'uomo
Ciclo di dottorato: 27
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Pignata, Claudio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Martinelli, Pasquale[non definito]
Data: 31 Marzo 2015
Numero di pagine: 130
Parole chiave: management, diagnosi prenatale
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 06 - Scienze mediche > MED/40 - Ginecologia e ostetricia
Aree tematiche (7° programma Quadro): SALUTE e TUTELA DEL CONSUMATORE > Biotecnologie, strumenti e tecnologie generiche per la salute umana
Depositato il: 09 Apr 2015 08:52
Ultima modifica: 12 Ott 2015 07:16
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/10473
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/10473

Abstract

Una gravidanza è considerata " a rischio" quando esistono condizioni patologiche reali o potenziali che possono compromettere la salute o la vita della madre, del feto o di entrambi. Queste condizioni patologiche sono responsabili quindi di un aumento della morbilità e della mortalità materna, fetale e neonatale rispetto alla popolazione generale e sono, a tutt'oggi, di grande interesse clinico, epidemiologico e scientifico. Il rischio gravidico può derivare da una patologia materna o da una patologia embrio-fetale. I disordini ipertensivi, compresa la preeclampsia, complicano fino al 10% delle gravidanze costituendo un importante problema di mortalità e morbilità materna e fetale. Ad oggi non si è ancora giunti ad una teoria univoca sull'etiopatogenesi della preeclampsia. L'osservazione di un aumento delle resistenze vascolari a livello sistemico e di una ridotta risposta vasodilatatrice periferica nelle gravide con disturbi ipertensivi, ha fatto ipotizzare che alla base della preeclampsia vi sia una disregolazione del sistema adrenergico. Sulla scorta di tali evidenze abbiamo condotto due studi in cui abbiamo analizzato l'espressione di GRK2, una chinasi dei recettori correlati alle G-protein cui appartengono i recettori adrenergici, sui linfociti estratti da pazienti con gravidanze complicate da disordini ipertensivi. Nel primo studio i livelli di GRK2 sono risultati aumentati nelle gravidanze complicate da disturbi ipertensivi, specialmente a termine di gravidanza, e sono risultati essere correlati in maniera statisticamente positiva con parametri clinici materni (proteinuria e pressione arteriosa diastolica) e fetale (epoca gestazionale e peso fetale alla nascita). Nel secondo studio i livelli di GRK2 si sono confermati aumentati in corrispondenza del parto nelle gravide con disordini ipertensivi. Inoltre, alti livelli di GRK2 nelle gravidanze complicate da disturbi ipertensivi sono risultati essere associati ad un outcome neurologico neonatale più sfavorevole (comparsa di emorragie cerebrali, leucomalacia e disturbi neurologici nei casi in cui GRK2 era superiore al valore mediano). La diagnosi prenatale delle patologie embrio-fetali può attuarsi attraverso l'impiego di tecniche invasive come la villocentesi, l'amniocentesi e la cordocentesi, ed attraverso tecniche non invasive, come l'ecografia ostetrica e la doppler velocimetria. La diagnosi prenatale invasiva consente l'esecuzione di analisi genetiche, cromosomiche e metaboliche, nonché la ricerca di agenti infettivi. Negli ultimi anni si è osservato in tutto il mondo un incremento nella domanda per lo screening e la diagnosi prenatale delle malattie genetiche. In uno studio abbiamo descritto l'esperienza del Centro di Diagnosi Prenatale dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II" nello screening e nella diagnosi prenatale di beta-talassemia, fibrosi cistica e altre malattie genetiche "rare". Abbiamo osservato un incremento della domanda di diagnosi prenatale invasiva per malattie genetiche "rare", nonché un incremento del tipo di malattia genetica per cui è possibile praticare la diagnosi prenatale. Inoltre abbiamo discusso il ruolo del counseling multidisciplinare, in considerazione anche dei problemi di natura etica che derivano dalle aumentate possibilità diagnostiche. In un altro studio abbiamo invece valutato l'affidabilità e l'utilità dell'amniocentesi e dell'esame ecografico per la diagnosi della sindrome della rosolia congenita (CRS), confermando la bassa sensibilità dell'amniocentesi nella diagnosi prenatale di CRS e la necessità di integrare questa metodica con il dosaggio delle IgM e l'isolamento mediante PCR del genoma virale su sangue fetale mediante cordocentesi, in particolare nei casi ad alto rischio, come descritto in letteratura. Il monitoraggio ecografico periodico del feto si è dimostrato invece un valido strumento nel management della rosolia in gravidanza, in quanto consente di evidenziare, attraverso una metodica non invasiva e poco costosa, eventuali anomalie dei vari distretti corporei fetali definendo con maggiore accuratezza e precisione l'entità del danno al prodotto del concepimento. Negli ultimi decenni la scienza biomedica e la pratica clinica hanno modificato in maniera sostanziale le caratteristiche fisiologiche delle donne in età riproduttiva determinando un incrementato del numero di gravidanze "ad alto rischio". In altri studi effettuati abbiamo analizzato il management di gravidanze "ad alto rischio" per la presenza di patologie materne preesistenti alla gravidanza, sottolineando la necessità del coinvolgimento di molteplici figure professionali mediche che si affiancano al ginecologo/ostetrico durante tutto il decorso della gravidanza, al fine di garantire il successo della stessa. Fondamentale è anche il counseling pre-concezionale multidisciplinare, che deve avere come obiettivo quello di informare la paziente sui rischi materni e fetali legatiall'instaurarsi di una gravidanza e di garantire che la paziente arrivi al momento del concepimento nelle migliori condizioni cliniche possibili. In conclusione, i dati ottenuti dagli studi effettuati hanno evidenziato nuove strategie diagnostiche e terapeutiche che possono essere d'ausilio nel management delle gravidanze "ad alto rischio" al fine di migliorare l'outcome materno-fetale.

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