Cappiello, Chiara (2017) Patologia dello spirito e perdita del centro. Crisi del Novecento e crisi dell’arte nella riflessione di Benedetto Croce. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: Patologia dello spirito e perdita del centro. Crisi del Novecento e crisi dell’arte nella riflessione di Benedetto Croce
Autori:
AutoreEmail
Cappiello, Chiarachiara.cappiello@unina.it
Data: Ottobre 2017
Numero di pagine: 323
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Dottorato: Scienze filosofiche
Ciclo di dottorato: 29
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Massimilla, Edoardomassimil@unina.it
Tutor:
nomeemail
Conte, Domenico[non definito]
Data: Ottobre 2017
Numero di pagine: 323
Parole chiave: Benedetto Croce, crisi, arte
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/06 - Storia della filosofia
Depositato il: 13 Ott 2017 10:32
Ultima modifica: 14 Mar 2018 10:26
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/11893
DOI: 10.6093/UNINA/FEDOA/11893

Abstract

Il lavoro è focalizzato su Benedetto Croce interprete del Novecento e della sua crisi, a partire da un peculiare punto di osservazione, costituito dalle posizioni assunte dal pensatore in ambito d’arte e in particolare dalla sua critica all’arte contemporanea. Nelle manifestazioni artistiche infatti, agli occhi di Croce, che – scrive – per le sue «diagnosi e prognosi letterarie» viene soprannominato dai letterati napoletani il «Don Antonio Cardarelli della letteratura», si riflette la patologia di cui l’Europa si è ammalata. Il mondo novecentesco è ormai privo di punti di riferimento e di spinta morale, è sbilanciato verso la vitalità e ha perso il proprio «centro», come sta scritto nella Storia d’Italia e in non poche pagine di critica letteraria. Si tratta di un tema che ricorre in altri grandi interpreti del Novecento, come Thomas Mann, la cui vicinanza di pensieri a Croce è testimoniata dalla nota dedica dantesca della Storia d’Europa. Anche Hans Sedlmayr, il noto storico dell’arte austriaco allievo di Julius von Schlosser (molto amico di Croce), considera l’arte come il «più sensibile di tutti i sismografi alle scosse interiori» e registra una perdita del centro. Questo il titolo della sua più famosa opera (Verlust der Mitte, 1948) in cui l’arte contemporanea è vista come simbolo prioritario del caos novecentesco, conducendo a un’analisi considerata peraltro in maniera simpatetica da un pensatore poliedrico come Ernesto de Martino in alcune pagine tarde contenute nell’opera postuma sulla Fine del mondo. La Frage intorno alla quale la tesi ruota poggia su una proposta interpretativa della figura di Croce lontana dagli stereotipi tradizionali, situandosi piuttosto in linea con i più aggiornati risultati della ricerca sul filosofo “napoletano”, che ne accentuano la problematicità e le tensioni interne, anche e soprattutto a fronte del progressivo intorbidarsi dell’orizzonte storico e culturale in cui Croce fu destinato a spendere la sua lunga vita. La tesi, articolata in quattro capitoli, parte da una ricostruzione del ruolo dell’estetica nella riflessione crociana; si volge poi ad una ricognizione delle posizioni assunte dal filosofo nei riguardi degli scrittori da lui considerati come esponenti della «crisi» (a partire da D’Annunzio e dai decadenti francesi), a cui vengono da lui contrapposti i poeti «dai muscoli d’acciaio» (come Carducci e Goethe); per poi concentrarsi sul rapporto tra arte e storia, indagato anche storiograficamente a partire dall’interpretazione crociana del barocco come età di decadenza, cui si lega la polemica crociana verso il romanticismo e il decadentismo. La parte conclusiva, dedicata a De Martino, Croce e Sedlmayr, ragiona sul problema della «perdita del centro». Le fonti utilizzate nel corso del lavoro sono stati gli scritti crociani di estetica, la tetralogia storica, le opere di carattere politico e morale legate al tema della finis Europae e alla fase più inquieta del suo pensiero e la letteratura secondaria legata a questi temi. Particolare rilevanza nello svolgimento della ricerca hanno avuto poi i fascicoli della «Critica» (1903-1944) e dei «Quaderni della Critica» (1945-1951), che sono stati, a partire dal secondo anno di corso, analizzati e schedati integralmente.

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