Tirozzi, Olga (2010) La cooperazione giudiziaria. [Tesi di dottorato] (Inedito)

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: La cooperazione giudiziaria
Autori:
AutoreEmail
Tirozzi, Olga[non definito]
Data: 30 Novembre 2010
Numero di pagine: 161
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Scienze penalistiche, criminologiche e penitenziarie
Scuola di dottorato: Scienze giuridico-economiche
Dottorato: Sistema penale integrato e processo
Ciclo di dottorato: 22
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Moccia, Sergio[non definito]
Tutor:
nomeemail
Cavaliere, Antonio[non definito]
Data: 30 Novembre 2010
Numero di pagine: 161
Parole chiave: cooperazione giudiziaria, mutuo riconoscimento,cedu
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 12 - Scienze giuridiche > IUS/16 - Diritto processuale penale
Area 12 - Scienze giuridiche > IUS/17 - Diritto penale
Depositato il: 06 Dic 2010 09:39
Ultima modifica: 30 Apr 2014 19:46
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/8356
DOI: 10.6092/UNINA/FEDOA/8356

Abstract

La tesi è uno studio articolato in tre capitoli sul processo di integrazione europea e sulle sue ripercussioni sugli sviluppi della criminalità in senso transfrontaliero. Partendo dal presupposto che i primi successi conseguiti in ambito comunitario in tema di realizzazione delle quattro libertà fondamentali – libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone - hanno comportato una crescita esponenziale del crimine transnazionale, in essa sono stati analizzati i rimedi e presidi apprestati in ambito comunitario per far fronte all’espansione di tale fenomeno. Nella prima parte del lavoro sono stati analizzati i passi compiuti in ambito comunitario per la creazione di uno spazio geografico e giuridico comune, obiettivo della Comunità economica europea fin dalla sua costituzione. A tal fine a partire dall’Atto Unico europeo del 1986 sono stati analizzati i trattati istitutivi delle Comunità europee nella parte in cui la loro analisi risultava necessaria al fine di comprendere i progressi compiuti in tema di integrazione europea. Si è insistito, dunque, sul trattato di Maastricht con il quale la cooperazione giudiziaria in materia civile e penale viene inclusa al titolo VI come questione di interesse comune per gli Stati membri dell'Unione europea. È stato poi analizzato il successivo trattato di Amsterdam con il quale vengono precisati gli obiettivi, segnatamente alla lotta contro la criminalità, mentre la cooperazione giudiziaria in materia civile è associata alla libera circolazione delle persone nell'ambito del trattato che istituisce la Comunità europea e così via fino al Trattato di Lisbona che tra le novità più rilevanti riporta, senza ombra di dubbio l’inserimento della CEDU nel trattato istitutivo. Centrale la questione della protezione anche penale dei beni giuridici della Comunità Europea, unitamente agli effetti diretti e riflessi che il diritto comunitario produce sui sistemi nazionali che ha fatto si che la materia della cooperazione giudiziaria in campo penale si ponesse al centro dell’attenzione giuridica soprattutto con riferimento al fondamento di siffatte competenze ed alle condizioni di legittimità di dette attribuzioni, questione che si pone soprattutto in considerazione dell’assenza di una consacrazione, mediante un’espressa previsione all’interno Trattati istitutivi delle Comunità Europee, di una competenza penale dell’Unione Europea. Quanto sopra, unitamente all’espansione del crimine transnazionale ha fatto emergere la necessità di riforma dei ormai desueti meccanismi di cooperazione politica. In tale ottica sono stati analizzati i principali risultati raggiunti in tema di armonizzazione processuale, vedasi il mandato di arresto europeo e quello di ricerca delle prove all’estero. Attraverso soluzioni non poco articolate la Corte ha ridefinito i rapporti tra diritti penali nazionali ed ordinamento comunitario facendo tramontare l’idea dell’intoccabilità dei diritti penali nazionali, in primis facendo leva sulla possibilità/necessità di fare ricorso alle risorse sanzionatorie nazionali anche a tutela dei beni giuridici comunitari. La casistica è ampia ma il filo conduttore unico, la Corte partendo dal presupposto che il silenzio dei trattati istitutivi non stia a significare una rinuncia alla risposta sanzionatoria, conclude per la scelta in favore di un sistema di tutela mediata degli interessi comunitari. Attraverso una lettura critica della giurisprudenza Costituzionale italiana e di quella della Corte di Giustizia sono stati ricostruiti in rapporti tra il diritto comunitario ed il diritto nazionale, distinguendo tale rapporto da quello sussistente tra la normativa di provenienza CEDU, che per il penalista è l’ambito maggiormente interessante ed i diritti nazionali. In ultimo, ed al fine di dare immediata evidenza dei risultati raggiunti e delle difficoltà che invece permangono in tema di armonizzazione processuale si è analizzato il regime di circolazione della prova penale con riferimento all’ambito comunitario ed al mandato europeo di ricerca delle prove, ciò in conformità con l’obiettivo principale del presente elaborato ovvero di indagare in ordine alle attuali difficoltà di realizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, valutando il possibile suggerimento di soluzioni alternative.

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