Oliviero, Alessia (2014) L'INTERNO MEDITERRANEO ATTRAVERSO L’OCCHIO CRITICO DEL REGISTA. [Tesi di dottorato]

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Tipologia del documento: Tesi di dottorato
Lingua: Italiano
Titolo: L'INTERNO MEDITERRANEO ATTRAVERSO L’OCCHIO CRITICO DEL REGISTA
Autori:
AutoreEmail
Oliviero, Alessiaalessiaoliviero@libero.it
Data: 31 Marzo 2014
Numero di pagine: 214
Istituzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento: Studi Umanistici
Scuola di dottorato: Scienze filosofiche
Dottorato: Filosofia dell'interno architettonico
Ciclo di dottorato: 26
Coordinatore del Corso di dottorato:
nomeemail
Lomonaco, Fabrizioflomonac@unina.it
Tutor:
nomeemail
Fusco, Ludovico Maria[non definito]
Pititto, Rocco[non definito]
Data: 31 Marzo 2014
Numero di pagine: 214
Parole chiave: interno mediterraneo;cultura dell'abitare;cinema;soglia;filosfia
Settori scientifico-disciplinari del MIUR: Area 08 - Ingegneria civile e Architettura > ICAR/16 - Architettura degli interni e allestimento
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche > M-FIL/01 - Filosofia teoretica
Depositato il: 10 Apr 2014 14:20
Ultima modifica: 15 Lug 2015 01:01
URI: http://www.fedoa.unina.it/id/eprint/9686

Abstract

Guardare lo spazio architettonico attraverso l’occhio critico del regista significa analizzare, interpretare e comunicare un’idea di interno domestico reale o virtuale, ricostruito o immaginario, potenzialmente in grado di trasformare la percezione visiva artefatta in un’esperienza sensoriale finalizzata a educare alla cultura dell’abitare mediterraneo. La lettura della letteratura cinematografica, intesa come lettura di luoghi e di spazi, è un viaggio alla scoperta delle capacità dell’architettura di servirsi del cinema per avvicinare l'osservatore alle sue qualità spaziali. Le sequenze filmiche, panoramiche e piani lunghi, primi piani e inquadrature di dettaglio sono gli strumenti del regista quali chiavi di accesso alla comprensione dell’architettura. E a sua volta il regista utilizza lo spazio architettonico come veicolo comunicativo. Il cinema ha individuato il verificarsi di un insieme di relazioni con l’architettura, approfondito e reso visibile in tutte le differenti epoche della cultura umanistica mediterranea. Il cinema, cioè, ha saputo mettere in atto mezzi capaci di elaborare ambienti, ambiti e spazi architettonici per trasferire a un pubblico sempre istruito e preparato (ancorché di massa) suggestioni, emozioni e interpretazioni; l’architettura, dal canto suo, ha scoperto nel cinema uno straordinario mezzo d’indagine e divulgazione della cultura dell’abitare, riconoscendogli il valore di mezzo capace di mostrare ciò che le parole, i disegni o le immagini fotografiche non possono mettere in evidenza. Un viaggio a ritroso nella storia del cinema è quindi un viaggio nella storia dell’abitare, dei nostri interni, degli stili di vita dell’uomo, della sua cultura e di tanto altro ancora. Un viaggio nel quale i protagonisti saranno le case, reali o fantastiche, costruite o solo progettate, nelle quali gli interni, gli arredi, i colori, le luci, i rumori e gli odori sono gli elementi/frammenti di una messa in scena immateriale frutto di una mediazione colta tra il rigore metodologico della ricerca e l’interpretazione fantastica, creativa del regista. La ricerca intende proporre uno studio approfondito del rapporto tra cinematografia e interno architettonico mediterraneo e in particolare vuole indagare gli aspetti nascosti all’osservatore, minuziosamente studiati dalla regia, ovvero scoprire metodologie di ricerca e applicative delle fonti scrittografiche e/o iconografiche più o meno disponibili dallo staff della regia per la messa in scena di spazi verosimilmente realisti oppure intenzionalmente alterati. L’immagine architettonica veicolata dal cinema rende lo spettatore un osservatore privilegiato, poiché egli si ritrova immerso in una riproduzione della realtà addizionata dal movimento, quindi dal fattore tempo, diversamente dalla staticità pittorica e fotografica. Lo spostamento del corpo – in questo caso dell’attore – all’interno dello spazio cinematografico si lega alla percezione fisica dei sensi, l’idea del movimento si lega a significati più profondi del sentire che sono individuabili nella rappresentazione architettonica degli interni. Punto di partenza e fulcro della ricerca è stata la riflessione sul concetto di abitare come esperienza di uno spazio che, attraverso il movimento, viene riconosciuto come proprio. Sulla base della considerazione del movimento come atto percettivo e conoscitivo, e dello spazio come luogo di esperienza, lo studio si concentra inizialmente sull’analogia tra pratica architettonica e pratica cinematografica. Sulla base di queste riflessioni ha preso corpo l’idea di indagare quella che si potrebbe definire come un’operazione di architettura per immagini o meglio ancora per sequenze, ovvero, più nello specifico, di individuare le forme del contributo congiunto di architettura e cultura visuale alla configurazione dell’immagine dell'interno mediterraneo, più in particolare ancora la soglia. La soglia si pone infatti come terreno privilegiato di confronto tra cinema, architettura e immaginario sociale, quello spazio al limite tra interno ed esterno che rappresenta uno degli elementi caratterizzanti gli spazi abitativi mediterranei. Il progressivo approccio ai differenti testi visivi, che qui trova il suo punto di inizio nell’analisi filmica e alcuni spunti di apertura ad altre forme di espressione, mira, attraverso lo studio dell’evoluzione delle forme, a dare conto del clima culturale che favorisce le migrazioni degli elementi formali dell’immaginario della domesticità da un contesto visivo all’altro. È dunque l'interno ad essere posto in oggetto in questa sede come campo e territorio di esperienza che è al contempo fisica e immaginaria ma soprattutto mediale.

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